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Quando la passione di volare si fa contagiosa: Nicola Basso

Quale è il tuo ruolo nello staff dei portieri?

Alleno una squadra molto speciale: tutta la scuderia dei portieri dagli U15 Regionali fino agli U12.

Come stai vivendo questo periodo?

Sicuramente è un brutto momento per tutti, fa male saper di dover stare lontani da tutto e tutti, soprattutto per uno come me che è incapace di stare fermo sul divano… l’unica consolazione è la fortuna di poter riempire la giornata… al lavoro :( 

Ti mancano i tuoi ragazzi?

Tantissimo, io e i miei piccoli-grandi portieri abbiamo un legame speciale, forse anche dato dalla mia giovane età, gli voglio tanto bene veramente … per me sono come dei fratelli minori.

 Vi sentite?

Si, qualche volta: chi più, chi meno … sicuramente ci hanno aiutato i social, con i quali interagiamo maggiormente.

Cosa ti manca di più? La partita o gli allenamenti?

Sinceramente? L’allenamento, è il momento che sento più mio in assoluto. Io mi sforzo sempre di preparare un allenamento diverso dall’altro ed è proprio in quel momento che ognuno dei miei ragazzi può esprimere liberamente il suo potenziale. I nostri allenamenti sono basati su giochi e sfide mirate a spiegare ed insegnare il gesto tecnico, ma sempre con quello stimolo in più per mantenere un certo livello di competizione tra tutti loro.

Raccontaci un po' della tua storia calcistica? Come arrivi poi ad allenare?

La mia storia calcistica è breve ma ricca di soddisfazioni personali. All’età di 6 anni cominciai a giocare nello Zevio, la squadra del mio paese, decisi di seguire le orme del papà, volevo fare il portiere, quel ruolo che tutti odiavano perché non ti dava la gioia del goaL. Feci un paio di provini tra Hellas e Chievo. Giocai fino all’età di 13 anni, per poi dedicarmi per dua anni alla pallavolo. Non era decisamente il mio sport! Il mio posto era sul campo da calcio: questa volta però non da giocatore, bensì da preparatore. Dopo una svariata serie di corsi e studi individuali, cominciai ad allenare i portieri esordienti della squadra allenata da mio padre, il Caselle, per poi passare prima alla Paluani Life e poi arrivare al San Zeno due anni fa.   

Come sei arrivato a San Zeno?

Era l’estate del 2018, avevo appena chiuso una parentesi di quattro anni con la Paluani Life, non ancora sicuro di quello che sarebbe stato il mio futuro, ricevetti una chiamata da Matteo Rossetti, non impiegammo molto ad organizzare un incontro in sede con il Vice Presidente Luigi Buchi. Accettai subito di entrare in questa meravigliosa famiglia e non me ne sono mai pentito.

 A chi si ispira il Tuo credo calcistico?

Sinceramente non mi piace affidarmi totalmente ad un’unica filosofia o principio di gioco … mi piace seguire diverse scuole e pratiche, per poi rielaborarle, farle mie, adattandole alle mie esigenze e soprattutto ai ragazzi che ho di fronte. Il mio principio guida è il seguente: “se lo sai fare lo puoi insegnare”.

Il futuro del calcio ... come lo vedi?

Purtroppo sono un po’ pessimista, lo ammetto: sempre più attento agli aspetti economici, dando poca importanza o addirittura danneggiando la crescita dei nostri giovani calciatori. Se devo essere sincero, preferisco mille volte assistere alle partite dei miei ragazzi, mi danno molte più soddisfazioni.

Chiudiamo con un tuo personale augurio, ti va??

Spero si possa tornare al più presto insieme dove stiamo veramente bene: in campo! Auguro a tutti i miei ragazzi di inseguire i loro sogni, qualsiasi essi siano, sperando in qualche modo di essergli d’aiuto… AKA TORO!! 

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