Iniziamo con Mister Andrea Gelain (UNDER 17) le nostre interviste settimanali con lo Staff Tecnico granata.
Classe 1985, graduato dell’Esercito Italiano, sposato con Nadia, papà del piccolo Enrico che spegnerà tra qualche mese la sua prima candelina, ha vestito dal 2000 per 5 anni la maglia granata e dopo aver appeso le scarpe al chiodo si è dedicato con passione al mestiere di allenatore, conseguendo presto l’abilitazione UEFA B.
Da due anni guida i ragazzi del 2004 con i quali nel Giugno scorso ha disputato senza fortuna la finale per il titolo Giovanissimi Provinciali.
Ciao Mister, come stai vivendo questo periodo?
E’ un periodo tosto per me, il mio lavoro mi porta in prima linea ogni giorno, ma quando arrivo a casa la sera tardi passa tutto e mi dedico alla mia famiglia.
Ti mancano i ragazzi della squadra?
Si, mi mancano molto e dispiace troppo non poter essere vicino a loro in questo momento.
Vi sentite?
Appena posso li raggiungo tutti insieme su WhatsApp e cerco di dar loro delle sensazioni positive: tutto passerà nel migliore dei modi se ognuno di noi farà la sua parte con serietà.
Cosa ti manca di più? La partita, gli allenamenti o lo spogliatoio?
Sinceramente, mi mancano molto di più gli allenamenti; soprattutto perché i ragazzi e le loro “ragazzate”!!!
Raccontaci i tuoi inizi e la tua storia calcistica?
L’oratorio è stata la mia migliore scuola, iniziai all’età di 5 anni alla vecchia EURO S.G.E.I. passando poi nei giovanissimi del San Zeno seguendo le orme di papà.
Come sei arrivato al San Zeno?
Un giorno papà mi ha detto che era arrivato il momento di provare ad entrare al San Zeno (ai miei tempi si faceva una provino o andavi solamente se ti cercava direttamente il Pres. Casale) ... feci 1 mese di allenamenti in Busa e come “test” finale partecipai al torneo Montresor con la squadra Allievi. Mi andò molto bene: 3 gol in 4 partite e vittoria finale! Era fatta e mi confermarono che l’anno dopo avrei disputato il campionato Allievi Regionali con i granata!
A chi si ispira il tuo credo calcistico?
Mi ispiro molto all’idea di calcio che aveva Crujff, integrandola con le visioni di Guardiola. Ma non sono un dogmatico, non mi piace sacrificare le mie intuizioni o sensazioni sulla base di una “idea di gioco” studiata a tavolino.
Penso che un allenatore abbia il compito di capire il prima possibile che "motore” ha sotto il cofano e poi di migliorarlo per farlo “girare” al massimo delle sue potenzialità.
Ma qual è il tuo progetto, la tua idea di calcio giovanile?
Ogni età ha la sua fase evolutiva ed i suoi obiettivi tecnico-coordinativi e cognitivi che trovo giusto far acquisire e sviluppare soprattutto nella fase pre-agonistica. Nella fase agonistica bisogna dare continuità al lavoro svolto precedentemente e lavorare sull’aspetto tattico. Fondamentale poi esercitarsi ed imparare anche “a vincere”. Sono convinto però, che il più grande risultato di lungo periodo di un settore giovanile sia quello portare la prima squadra ad essere composta per la maggior parte di ragazzi provenienti del proprio vivaio.
Il futuro del calcio come lo vedi?
Vedo un calcio nel quale il ruolo del portiere continuerà la sua rapida evoluzione: sarà sempre più coinvolto nel gioco e in fase di non possesso dovrà avere un atteggiamento e una posizione che ricorderà il “libero” degli anni ‘70 e ‘80. Sono un po’ scettico sulla tecnologia applicata al calcio che è e deve rimanere lo sport più imprevedibile del mondo: solo nel calcio la squadra più forte non vince sempre!
Chiudiamo con un tuo personale augurio ...
Mi auguro che questa pausa faccia riflettere ognuno di noi sul contributo ESSENZIALE da fornire per rendere questo pianeta migliore. Vorrei che i ragazzi imparassero a non sprecare nemmeno una delle loro opportunità presenti e future perché abbiamo imparato in questo periodo di privazioni e lutti quale sia il valore profondo di ogni piccolo gesto, del calore familiare e della solidarietà.